Piwi, questo sconosciuto! Letteralmente la sigla Piwi è l’acronimo di Pilwilderstandfähig, parola tedesca che indica i vitigni resistenti ai funghi e alle malattie crittogamiche: si tratta di coltivazioni che sono state oggetto di studio dapprima nei paesi germanici (quali Germania, Austria e Svizzera) e che da qualche tempo a questa parte stanno interessando anche la ricerca italiana. Approfondiremo quando sono nati i Piwi, le prospettive e come si sta muovendo l’agricoltura a riguardo nel corso della Degustazione che FISAR Milano ha organizzato per il prossimo giovedì 10 novembre.

piwi8LE SELEZIONI E I PRINCIPALI VITIGNI – Le prime selezioni di incroci sono iniziate tra la fine del 1800 e i primi decenni del 1900 con l’obiettivo di difendere i vigneti dagli attacchi di oidio e peronospora. Dopo anni ricerche ed esperimenti oggi è stato raggiunto un livello qualitativo significativo che fa si che un numero sempre maggiore di produttori si stia avvicinando a questi vitigni. Attualmente i Piwi più diffusi appartengono alla varietà Bronner, Cabernet Carbon, Cabernet Cortis, Gamaret, Helios, Muscaris, Johanniter, Prior, Regent e Solari che sono state tutte selezionate presso l’Istituto di Ricerca di Friburgo. In tutto, i vitigni interspecifici iscritti al Registro Nazionale delle Varietà di Vite sono 19, di cui 10 a bacca bianca e 9 a bacca nera.

piwi3ASSOCIAZIONE PIWI INTERNATIONAL – Dall’anno 2000 i viticoltori impegnati nell’allevamento di queste varietà si sono riuniti nell’Associazione PIWI International che oggi comprende 350 membri da 17 Paesi europei e nordamericani. In Italia le regioni maggiormente impegnate sono concentrate nel Nord Est (Veneto, Trentino, Alto Adige e Friuli Venezia Giulia) con l’importante supporto, tra gli altri, di Fondazione Edmund Mach – Istituto Agrario San Michele all’Adige (Fem). Quest’ultimo è impegnato nel tentativo di incrocio tra varietà resistenti ottenute all’estero e varietà autoctone trentine (quali Teroldego, Nosiola, Marzemino) e internazionali (come Chardonnay e Pinot Grigio) al fine di creare dei prototipi legati all’identità del territorio.

piwi4IL PROCESSO DI SELEZIONE – Il processo di selezione delle viti resistenti è piuttosto lungo e impegnativo, basti pensare che il Regent (uno dei primi vitigni resistenti commercializzati) ha impiegato quasi 40 anni – dal 1967 al 2001 – per attraversare tutte le fasi di selezionato, impianto, riproduzione e iscrizione e registro . Innanzitutto, si effetuano gli incroci, poi si ottengono le piantine da seme che verranno esposte ai funghi e in seguito si selezionano gli esemplari resistenti che verranno infine valutati dal punto di vista enologico.

piwi6I VANTAGGI DEI PIWI – Diversi sono i benefici apportati nella coltivazione dei Piwi nell’ottica di una viticoltura sostenibile non solo dal punto di vista ecologico ma anche a livello economico. È possibile produrre vini più sani da uve coltivate in un contesto salubre grazie al mancato utilizzo di trattamenti chimici il che risulta particolarmente vantaggioso per l’ambiente. Inoltre i vitigni resistenti permettono di coltivare le uve in territori abbandonati e che non venivano presi in considerazione a vantaggio anche del paesaggio. Grazie al minor numero di trattamenti ne consegue, inoltre, anche un risparmio economico e una riduzione del lavoro nel campi.

piwi7LE PROSPETTIVE – Nel futuro l’intenzione è quella di aprire anche a DOC e DOCG, tema a oggi di impossibile attuazione in quando le Denominazioni devono essere assolutamente legate alla Vitis Vinifera. L’Associazione PIWI International impegnata nelle ricerche e che promuove lo scambio di informazioni tra Istituti, allevatori, coltivatori e produttori dei vini Piwi, si sta attivando per consentire la diffusione delle varietà di vite resistenti ai funghi e per incoraggiare un salto legislativo che consenta di destinare le uve raccolte da vitigni resistenti alla produzione di vini a Denominazione Controllata, considerando il fatto che tutte le varietà esistenti sono frutto di incroci, non solo spontanei, ma anche creati dall’uomo negli anni.

 

Laura Grossi