Il più grande vulcano attivo in Europa, nonché uno dei più alti del mondo e Patrimonio Mondiale dell’UNESCO, dove lava e uva si compenetrano in un terroir unico al mondo. L’Etna è la punta di diamante della Sicilia, un’area tra le più apprezzate nel continente e FISAR Milano è in partenza per un lungo weekend enogastronomico in Trinacria, perla del sud Italia, alla scoperta delle aree protette del parco regionale dell’Etna. Un legame indissolubile quello tra Catania e questo gigante buono: il vulcano domina la città dall’alto e ridisegna il panorama e il paesaggio, quest’ultimo vasto e vario che va dalla fascia costiera affacciata sulle acque dello Ionio, alle vaste campagne interrotte da agrumeti e vigneti, dai fitti boschi di castagni e querce alla natura più brulla e quasi lunare pian piano che ci avvicina alla vetta dell’Etna, da cui si gode di uno spettacolare panorama sulla Sicilia. Nel corso del weekend, intraprenderemo un percorso tematico nel territorio Etneo, per conoscere approfonditamente la vinificazione alle pendici del vulcano attivo più alto d’Europa, attraverso degustazioni e visite guidate di vini dell’Etna presso le Cantine più rinomate.
IL TERROIR ETNEO – L’Etna è la contraddizione più affascinante di tutta l’Isola. Ha un clima montano e mediterraneo allo stesso tempo, un’escursione termica incredibile e una composizione geologica introvabile in altre aree del paese. Decine di bocche e di micro crateri hanno spalmato sul terreno una sorta di polvere magica, un mantello di lava brillante che ha prodotto matrici geologiche incredibilmente uniche. I vitigni che affondano le radici su questi terreni crescono sotto una luce e con un clima speciali e non possono che produrre un vino originalissimo, ricchissimo di personalità. Una personalità vulcanica. L’abilità dell’uomo consiste nell’aver conservato varietà molto antiche, come il Nerello Mascalese, praticamente ritrovabile solo qui.
VITIGNI AUTOCTONI DELL’ETNA – La piattaforma ampelografica della provincia di Catania, ed in particolare della zona etnea, intorno all’800 annoverava più di 40 diverse varietà di vite da vino. La situazione viticola post-fillosserica cambiò drasticamente per quantità e per qualità. Reduci del dramma fillosserico dell’Etna furono il Nerello Mascalese, il Carricante, il Grenache (Alicante) e in percentuale minore la Minnella e il Nerello Cappuccio. Quest’ultimo nel tempo ha molto ridimensionato, purtroppo, la sua importanza, rischiando quasi l’estinzione.
MICROCLIMI DELLA REGIONE ETNEA – Nella regione etnea esistono delle sostanziali differenze climatiche, non solo rispetto al resto della Sicilia, ma anche tra una zona e l’altra del vulcano. Ciò è dovuto al fatto che esso si sviluppa su una superficie troncoconica e in vicinanza del mare.
L’Etna influenza profondamente il clima, nei diversi versanti, mediante due fattori: l’altitudine e l’esposizione. Questi, correlati tra di loro, danno origine a differenti microclimi e quindi a diverse microzone più o meno vocate per la coltivazione della vite, anche all’interno di uno stesso versante del vulcano. Nella zona etnea si trovano quindi rappresentati, nel giro di alcune decine di chilometri, paesaggi naturalistici ed agricoli che vanno dal sub-tropicale a quelli prettamente montani. Significativo è inoltre il periodo della vendemmia dei vitigni autoctoni etnei, che sull’Etna inizia un mese dopo (ottobre) rispetto al resto della Sicilia.
TRE GRANDI ZONE: L’Etna trasmette alle viti, all’uva ed ai vini, la propria personalità, con tutte le sue sfaccettature a seconda da dove lo si guardi. Sull’Etna si possono, infatti, considerare tre grandi zone elettive per la coltivazione della vite, i versanti Est, Nord e Sud che formano un semicerchio intorno al vulcano che rimane aperto sul versante occidentale. La prima è quella compresa tra i 400 e i 900 metri s.l.m., nel versante rivolto ad Est, la seconda è quella compresa tra i 400 e gli 800 metri nel versante rivolto a Nord; e la terza fra i 600 e i 1000 metri nel versante rivolto a Sud. Ecco qualche anticipazione sulle Cantine che visiteremo.
VERSANTE NORD – La parte nord dell’Etna sarà la prima tappa del nostro percorso che da nord scenderà verso sud. Il versante Nord è soggetto a cambiamenti climatici improvvisi ed è quello meno turistico tra i tre, per questo si può affermare che la viticoltura qua sia ancora primordiale con poca contaminazione da parte della mano umana e utilizzo di tecniche tradizionali. Le temperature invernali sono rigide ma in estate si scaldano, tramutandosi nel tipico caldo siciliano. La coltivazione più utilizzata è quella ad alberello dove vengono mischiati nei filari delle vigne anche vitigni differenti. I terreni tipicamente vulcanici sono sabbiosi e di natura scheletrica.
VIVERA – A Linguaglossa nel 2002 nasce la cantina che inaugurerà i tre giorni nelle magiche terre dell’Etna. Tra il Mar Ionio e il vulcano, nasce con l’intento di trovare un luogo speciale per portare avanti il lavoro degli avi cominciato più di un secolo fa. Tutto comincia con il recupero di un vigneto rimasto inutilizzato per anni dove ancora erano presenti vecchi muretti a secco e scale in pietra lavica.
Contrada Marinella è il cuore dell’azienda, dove sorgono casa e cantina e dove, nel 2003, sono state piantate le prime viti di Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante. L’altitudine va dai 550 ai 600 m s.l.m, mentre il terreno lavico arriva fino a 250 m di profondità; i suoli sono di origine vulcanica con presenza di pietre e la brezza costante allontana l’umidità garantendo la sanità delle uve.
Al centro della Sicilia occidentale c’è Corleone, altro appezzamento appartenente all’azienda, una collina attraversata da ruscelli, dove dimorano le viti su terreni argillosi di origine alluvionale. Le escursioni termiche tra il giorno e la notte e i venti costanti garantiscono al frutto una crescita ottimale.
Chiaramonte Gulfi in Contrada Dicchiara, fa parte di un terreno di famiglia destinato da sempre alla coltivazione dell’ulivo; piante secolari ospitano un ettaro di vigna posto su un terreno asciutto, calcareo-argilloso e in lieve pendenza che si eleva a 350 m s.l.m, destinato alla coltivazione del Nero d’Avola. La cantina dove prendono vita le sette versioni tra bianchi, rosati e rossi, è caratterizzata da un accenno di cromoterapia che ha lo scopo di alleviare le ore di lavoro e allietare i visitatori. Ogni locale è contraddistinto da un diverso colore, il verde all’ingresso dona positività, il giallo dei locali di stoccaggio vuole illuminare una zona che risulterebbe un po’ buia, mentre la zona di stoccaggio in legno è in rosso per creare un ambiente soffuso, mentre l’azzurro della zona dedicata all’imbottigliamento dona freschezza e ariosità.
PALMENTO COSTANZO – Con vigneti all’interno del Parco dell’Etna, Palmento Costanzo sarà la seconda tappa della visita. Nata nel 2011 dal recupero di un vecchio caseggiato del XIX secolo rispettando i principi della bio-architettura, la cantina è stata costruita in modo tale da riprodurre il processo naturale di produzione del vino. È stata infatti mantenuta la struttura originaria del palmento caratterizzata da un procedimento “a caduta” su tre livelli. Dal più alto dove le uve raccolte vengono pigiate e fatte fermentare, per passare al livello inferiore con le vasche d’acciaio, fino ad arrivare alla parte più sotterranea dove è presente la bottaia. Il tutto con l’utilizzo minimo di meccanizzazione per il trasferimento da un contenitore all’altro, in modo da non danneggiare il tessuto dei vini.
È una delle poche cantine in cui tutta la vinificazione avviene all’interno del palmento, le vasche originali in pietra sono protette da vasche in acciaio inox poggiate su griglie di supporto. Altra innovazione è rappresentata dalla bottaia, dove i tonneaux e le botti di rovere francese da 3000 e 5000 l, fanno compagnia a 4 botti di forma ovale, la cui forma ha lo scopo di produrre bâttonage naturali senza bisogno di intervento con attrezzature esterne.
Le vigne sono piantate tra i 600 e gli 800 m s.l.m, su 10 ettari posizionati su terrazzamenti in pietra lavica in Contrada Santo Spirito, una delle zone cru dell’Etna. Le viti coltivate in regime biologico ad alberello etneo poggiato su un palo di castagno, hanno un’età che va dai pochi anni al secolo di vita, con alcuni esemplari sopravvissuti alla fillossera.
VERSANTE EST – Ci sposteremo poi verso Est, il versante caratterizzato da piogge inaspettate a seconda dei venti che arrivano dal mare. In estate invece la siccità rende la terra sabbiosa, asciutta e arida tanto che le polveri si sollevano da terra ed entrano fino nelle narici. I terreni vulcanici però hanno la peculiarità di non trattenere l’acqua e la vite è costretta ad affondare le radici in un terreno poco omogeneo. Questo genera una lotta per la sopravvivenza dove i frutti crescono in minor numero ma ricchi di sostanza. I vini mai troppo dolci o concentrati, hanno una buona acidità ed equilibrio.
CANTINA MURGO – La terza cantina ci ospiterà anche per un ricco pranzo con prodotti tipici. Fondata nel 1981 dal barone Emanuele Scamacca del Murgo che decide di trasformare le antiche proprietà terriere di famiglia in aziende agricole. Negli anni successivi a lui si uniscono i figli che contribuiscono alla crescita dell’azienda oggi di 30 ettari vitati. La loro produzione è mirata in maggior parte ai vini Etna Doc nel rispetto delle tecniche naturali e a basso impatto ambientale. Le 3 tenute sono: San Michele (Santa Venerina), Gelso Bianco (Catania), la Francescana (Aprilia). L’agriturismo e il ristorante che ci accoglierà sono situati a San Michele.
CANTINA BARONE VILLA GRANDE A MILO – La Cantina Barone ha scritto una pagina importante della storia del vino dell’Etna. Villagrande non è solo il titolo nobiliare: è il nome della contrada di Milo dove la famiglia Barone vive da oltre trecento anni. Ci troviamo sul versante est dell’Etna, che guarda verso Taormina e il Mar Jonio e siamo a 700 metri sul mare. I Barone credono che l’ambiente che li circonda sia il patrimonio più prezioso che si possiede e operare nel pieno rispetto dei suoi delicati equilibri è da sempre il loro obiettivo. Il loro intervento si limita ad assistere la pianta, prima, e l’uva, poi, in un percorso emozionante. I vini che prendono vita nella loro cantina sono espressione del territorio, dei vitigni, dell’annata. Dal 1989 l’azienda è certificata in biologico.
I vigneti sono tra il vulcano innevato e il mare, intorno i boschi, e sotto una terra scura, vulcanica. Si tratta di vigneti di montagna, circondati da boschi di querce e di castagni che creano profumi intensi e ben riconoscibili. Le loro radici affondano in una terra di forte matrice vulcanica che è la terra dell’Etna Bianco DOC Superiore, ricca di ferro e rame, con un buon livello di potassio, fosforo e magnesio, pochissimo azoto e totalmente priva di calcio. Una terra perfetta per le viti di Carricante, Nerello Mascalese e Nerello Cappuccio, che sono disposte a terrazze ben esposte al sole su una superficie di 18 ettari.
VERSANTE SUD EST – Chiuderemo la nostra tre giorni etnea, nel versante Sud si trovano i vigneti più alti del vulcano, e forse d’Europa, che in certe contrade superano i 1.000 metri di altitudine. La viticoltura di questo versante è ormai, in massima parte, svolta per la produzione di vino ad uso familiare. Una discreta superficie vitata, che rappresenta solo una piccola fetta della notevole estensione di una volta, si trova ancora oggi nel territorio di Santa Maria di Licodia: in contrada Cavaliere la vite raggiunge quota 1050 metri. In questa parte dell’Etna si coltiva oltre al Nerello Mascalese, che è il vitigno più diffuso, il Carricante e qualche volta il Grenache. Per l’abitudine diffusa di moltiplicare la vite per propaggine, si sono preservate in alcuni vigneti ricadenti in questa zona antiche varietà autoctone etnee quali la Vesparola ed il Nerello Cappuccio, vitigni a rischio di estinzione.
CANTINA TENUTA MONTE GORNA A TRECASTAGNI – Tenuta Monte Gorna si trova sull’Etna, a 760 metri di quota, in contrada Carpene, una delle 133 contrade etnee dove si producono i vini DOC, lungo La Strada dei vini dell’Etna. Un luogo di selvaggia bellezza, immerso nel Parco regionale. L’azienda prende il nome da uno dei crateri spenti che circondano l’Etna e che tracciano il profilo del versante sud-est del vulcano. Nel versante sud-est dell’Etna, dalla vigna si vede il mare e si sentono le note salmastre trasportate dal vento. Alle spalle, il Vulcano protegge le piante dall’invadenza gelata della tramontana.
Tenuta Monte Gorna è un’azienda a conduzione familiare dominata da una pura passione per la terra e per il vino, una passione che si tramanda di padre in figlio da tre generazioni. Alla seconda generazione si deve la ristrutturazione dei terreni di proprietà, interamente reimpiantati a vigneto. Alla terza generazione il compito di far conoscere i vulcanici vini di Tenuta Monte Gorna al pubblico italiano ed estero.
Incastonati tra i due crateri spenti Monte Gorna e Monte Ilice, circondati da boschi di querce e castagni e da una moltitudine di ginestre, con il mare di fronte e, alle spalle, la maestosa silhouette dell’Etna, i vigneti di Tenuta Monte Gorna sono impiantati a Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio per la produzione dell’Etna rosso e a Carricante e Catarratto per la produzione dell’Etna Bianco, i vitigni base della DOC Etna. I vigneti, coltivati da oltre dieci anni con il metodo dell’agricoltura biologica, sono cinti da possenti terrazzamenti di muri in pietra a secco che rappresentano la memoria storica di un paesaggio rurale antichissimo. Il terreno, formatosi dal disfacimento della lava, è sabbioso, ricco di scheletro, di sostanze organiche e minerali. La vicinanza dei vigneti ai boschi e la forte escursione termica tra il giorno e la notte favoriscono una perfetta maturazione delle uve, dotando i vini Tenuta Monte Gorna di grande personalità e tipicità.
CANTINA FALCONE A SANTA MARIA DI LICODIA – L’azienda agricola Il Falcone sarà l’ultima cantina che visiteremo ed è una delle più antiche tenute della Val di Cornia. La fattoria si trova nel comune di Suvereto e comprende 100 ettari di terreno in zona collinare. L’azienda è gestita direttamente dalla proprietà la quale sovraintende tutto il processo produttivo. Si producono vini bianchi e rossi di ottima qualità e struttura. Si tratta di un’azienda a conduzione familiare: Alberto Falcone è il primo a credere nelle reali potenzialità del vigneto donato dal padre Giuseppe. Il vigneto è stato impiantato rispettando le disposizioni del disciplinare di produzione Etna DOC. Il sistema a spalliera consente una coltura meccanizzata, pur senza tralasciare le tradizioni e valutando con attenzione le esigenze vegeto-produttive del vitigno impiantato, cioè il Nerello Mascalese. La superficie del vigneto è di circa 30.000 mq. (3 ha) di cui circa 27.000 vitato interamente a Nerello Mascalese.
La partenza alla scoperta di quest’area unica nella viticoltura mondiale è prevista per domattina, Sabato 9 Giugno. Sarà un’esperienza totalizzante, immersi nella cultura e nella tradizione dell’Enogastronomia Etnea, in un “Vulcano” di odori, sapori e bellezze uniche e travolgenti.
Laura Grossi e Valentina Ricca