Conosco la Puglia e in particolar modo il Salento da moltissimi anni (per le origini gallipoline di mia madre); non si può visitare questa splendida regione senza goderne della suggestione dei paesaggi, del mare dai colori unici, della ricchezza gastronomica e naturalmente della vasta realtà vitivinicola.
Quest’estate decido di visitare due Cantine che da anni desideravo aggiungere al mio personale elenco: quella di Gianfranco Fino e Leone de Castris, distanti pochissime decine di chilometri, caratterizzate da tradizioni agronomiche e prodotti differenti, ma entrambe segnate da successi e riconoscimenti a livello nazionale e internazionale.
GIANFRANCO FINO
Quando prenoto una visita non ho mai la certezza di incontrare personalmente il proprietario, ma in questo caso la fortuna è stata dalla mia parte: sono stato accolto dal signor Gianfranco che mi ha accompagnato nei locali della cantina storica e dalla moglie Simona che ho raggiunto, in un secondo tempo, nei vigneti (per un totale, con le recenti acquisizioni, di 23 ettari).
Siamo a Sava (nel tarantino) e la realtà di Gianfranco Fino e della moglie Simona Natale è relativamente recente, ma in soli 16 anni si sono susseguiti premi importati delle Guide di riferimento, per l’incredibile lavoro nella ricerca della qualità assoluta; da Slow Wine, Vini d’Italia dell’Espresso, i Vini di Veronelli, l’Annuario di Luca Maroni, Daniele Cernilli fino alla Guida Ais/Bibenda e Gambero Rosso, che nel 2010 ha decretato Gianfranco Fino “Viticoltore dell’anno”.
Il segreto di tanto successo, come riferisce Fino in diverse interviste, risiede nella grande passione e nei notevoli sacrifici (sesti di impianto molto fitti, vendemmia manuale, basse rese, fino a 400 grammi per pianta); soprattutto è palpabile il rispetto per la terra e la cura delle vigne, che trasmette anche durante la nostra amichevole chiacchierata.
Prima delle degustazioni, vengo accompagnato nella assolata campagna manduriana, dove mi colpisce un piccolo e storico vigneto di Primitivo allevato ad alberello dell’età di 90 anni; il verde intenso del fogliame delle piante contrasta con il rosso ocra della terra determinato dall’alta presenza di silicati di ferro.
DEGUSTAZIONE
Inizio la degustazione con una bollicina, un Metodo Classico dedicato a Simona Natale, moglie di Gianfranco, “SN” ROSÈ Dosaggio Zero 2015 (con 36 mesi di maturation sur lies) da Negroamaro; fin da subito colpisce per il suo brillante color corallo, estremamente trasparente, attraversato da un perlage molto fine e persistente. Alla prima fermentazione segue un affinamento in barrique per 7 mesi; anche questo aspetto, così come la vicinanza al mare donano al vino una nota minerale e salmastra che amplificano il finale ammandorlato.
Si continua con un Negroamaro in purezza, “JO” Salento IGT 2017 e una gradazione alcolica di 14,5%; il nome deriva dal mare Jonio che bagna le coste di Manduria. Le uve, vendemmiate con una leggera surmaturazione, provengono da vigneti di circa 40 anni in località San Pietro in Bevagna, nell’Agro di Manduria, praticamente a pochi metri dalla costa jonica.
Il vino affina in barrique di rovere francese nuove per il 50% e di primo passaggio per l’altro 50% per circa un anno, prima di una stabilizzazione in bottiglia per altri sei mesi.
Il suo colore è un rubino intenso, molto carico; al naso spiccano note di fiori scuri che si fondono con quelle fruttate, prugna in primis e un finale piacevolmente speziato. Al gusto la freschezza e una trama tannica ben modellata si bilanciano con la morbidezza del vino dandogli profondità e una persistenza aromatica; le sensazioni retro-olfattive rimandano a note di macchia mediterranea, di foglie di tabacco, di fave di cacao tostate e di cuoio.
“SE” 2016 Salento IGT, TAV di 15,5%, è il terzo vino proposto; questo Primitivo in purezza matura per 9 mesi in barrique nuove e usate e si presenta con un colore rosso rubino molto acceso. Il naso è profondo con un bouquet di frutti di bosco e balsamici; in bocca il sorso del vino è ampio e setoso, con un corpo di buona struttura generale, sorretto da un’elegante freschezza e un tannino avvolgente, ma mai aggressivo.
Come ultimo assaggio il prodotto di punta, “ES” 2016, sempre Primitivo al 100% e una gradazione alcolica di 16,5%; la moglie di Gianfranco Fino ha voluto chiamare così il suo vino, scomodando la psicoanalisi di Freud che definisce la parola Es (esso in italiano) come la voce della natura nell’animo dell’uomo, “una passione pura e sfrenata, il principio del piacere…”.
Le viti di Primitivo hanno circa 60 anni di età; dopo la vendemmia leggermente tardiva segue la vinificazione e frequenti delestage, che hanno lo scopo di ossigenare il mosto evitando problemi di riduzione o arresti fermentativi (contemporaneamente si favorisce una maggiore estrazione di polifenoli dalle bucce). Segue la sosta in barriques di rovere francese (50% nuove e 50% di secondo passaggio) per circa 9 mesi, con batonnage giornalieri e malolattica.
Questo vino straordinario si presenta con un rosso rubino impenetrabile; l’olfatto è intenso e intrigante, con sentori di frutta rossa (prugna matura, marasca, lamponi) e un sottofondo di spezie orientali e boisè. Il palato è piacevole e il sorso rivela un carattere pieno e rotondo; vino potente e persistente, ma ben equilibrato nei suoi caratteri gustativi. In bocca gli aromi di erbe balsamiche, cacao, caffè, liquirizia e vaniglia completato il complesso bouquet di questo Primitivo.
LEONE DE CASTRIS
Il Salento è la terra tra i due mari e il suo ambiente pedologico è caratterizzato da suoli rossi, ferrosi, ricchi di calcare e argilla, battuto dai venti (tramontana dal nord, scirocco dal sud), ideale per l’ulivo e la vite.
A pochi chilometri a ovest della città di Lecce si trova Salice Salentino che dà il nome all’omonima Doc, dominata dal vitigno Negroamaro (unitamente all’Aleatico e per la tipologia bianca, Chardonnay, Fiano, Pinot Bianco).
La Cantina Leone de Castris si trova proprio al centro della piccola città e rappresenta una delle realtà pugliesi più storiche, nata nel 1665. Oggi ospita anche il Museo del Vino, dedicato alla memoria dei due protagonisti della vitivinicoltura pugliese, Piero e Salvatore Leone de Castris (che contribuiranno alla nascita della Doc Salice Salentino nel 1971); il figlio di quest’ultimo, Piernicola, è oggi il direttore generale dell’Azienda e sarà proprio lui a raccontarmi molti aneddoti e curiosità della sua famiglia.
Il nome è spesso associato all’ormai famosissimo e blasonato Rosato “Five Roses” (con tanto di Wine Bar Five Roses Club 1943, inaugurato nel 2014); la storia di questo vino ha segnato un’epoca, in quanto rappresenta il primo rosato imbottigliato e commercializzato in Italia e da subito esportato negli Stati Uniti. “Cinque Rose” è il nome una contrada del territorio Salice Salentino, dovuto al fatto che per intere generazioni i Leone de Castris avevano cinque figli. Sul finire dell’ultima guerra mondiale il generale Charles Poletti, commissario per gli approvvigionamenti delle forze alleate, chiese una grossa fornitura di vino rosato, le cui uve provenivano proprio dal feudo Cinque Rose (scritto poi in etichetta con il nome americano).
Nel 1993 nasce il Five Roses Anniversario per celebrare i 50 anni di nascita del famoso rosato, con una maggiore presenza di uve Malvasia che rendono il vino più complesso, armonioso ed elegante; dal 2008 la Cantina si avvale della collaborazione e della consulenza tecnica dell’enologo Riccardo Cotarella.
DEGUSTAZIONE
La gamma dei prodotti della Cantina Leone de Castris è molto ampia e diversificata (sono circa una 30ina di vini, tra bianchi, rossi, rosati, spumanti e distillati), quindi sono costretto a selezionare i miei assaggi.
VERDECA “MESSAPIA” IGT SALENTO 2019, gradazione alcolica di 13%; è un vitigno che amo molto, forse ancora poco conosciuto e apprezzato. Alla vista si presenta con un caratteristico giallo paglierino con striature verdoline; il naso poi è molto impattante, diretto, pulito con sentori di fiori bianchi che si accompagnano a un piacevole fruttato (ananas, melone, bergamotto). In bocca il gusto è delicatamente acido, con una buona sapidità e una sensazione retro gustativa che rimanda alle erbe aromatiche.
“PER LUI” ROSSO OTTAVIANELLO IGT SALENTO 2015, Tav 13%; questo vitigno, decisamente “lontano” dalle uve pugliesi (imparentato geneticamente con il Cinsault francese), è caratterizzato dalla scarsa presenza polifenolica: infatti nel bicchiere il colore è un rubino decisamente scarico. I profumi vanno dalla viola alla ciliegia sottospirito e un delicato finale di spezie, rabarbaro e tostatura (per via dei 12 mesi di affinamento in barrique). Il gusto è equilibrato e la trama tannica fitta e setosa.
“PER LUI” SALICE SALENTINO RISERVA DOC 2016, Tav 15,5%, Negroamaro in purezza (età media del vigneto 40 anni). Si presenta con un colore rosso rubino tendente al granato; l’olfatto è intenso, dominato da sensazioni che vanno dalla frutta rossa matura alla confettura, con un finale di tabacco, liquirizia e macchia mediterranea, tipica del Negroamaro. Il gusto è pieno, equilibrato, persistente e un finale piacevolmente amarognolo.
“PER LUI” ROSSO PRIMITIVO IGT SALENTO 2016, Tav 15,5% (invecchia 12 mesi in barrique); il colore è tipicamente rubino impenetrabile e il naso è un’esplosione di frutta matura, dalla prugna alla marasca, accompagnata da note di spezie orientali, di cacao, di vaniglia. In bocca l’attacco è pieno, rotondo, avvolgente; nel centro bocca si distende la trama tannica morbida che allunga il vino nel finale dandogli profondità.
Fabio Volpentesta